MIGLIORAMENTO AMBIENTALE
Primo passo di fondamentale importanza che si vuole compiere è ripristinare condizioni ambientali idonee alla sosta, al sostentamento ed alla riproduzione delle specie animali, in particolare quelle oggetto di intervento, in generale tutte quelle presenti in forma stabile o temporanea sul territorio.
Va precisato che diverse zone furono individuate con il Piano Faunistico perché già in possesso di requisiti accettabili, se non buoni, a livello di diversificazione colturale, in modo che non fossero necessari interventi di riassetto totale, bensì di semplice correzione o integrazione.
Per fare il punto della situazione-base si allegano i rilievi dettagliati di ogni zona, predisposti dal nostro Servizio Tecnico, con annesse proposte di intervento.
Partendo da questi dati e sfruttando la casistica riportata di seguito, otterremo per ogni zona il percorso operativo da affrontare e la relativa previsione di spesa.
IPOTESI DI PROGRAMMA DI INTERVENTO
PER MIGLIORAMENTI AMBIENTALI A FINI FAUNISTICI
PREMESSA
Al fine di poter utilizzare nel modo più razionale possibile le necessariamente limitate risorse destinate a miglioramenti ambientale a fini faunistici, occorre individuare alcuni obiettivi specifici, da cui far discendere le strategie e le priorità di intervento.
Nelle aree di pianura intensamente coltivata, (non considerando gli aspetti legati al prelievo, la predazione ecc…) uno degli elementi che maggiormente ostacolano la presenza di popolazioni stabili di selvatici di interesse venatorio, particolarmente lepre, fagiano e starna, è dato dalla semplificazione colturale, che non consente che le stesse vedano soddisfatte sul territorio le proprie esigenze di alimento, ricovero e siti sicuri per la nidificazione.
Da un lato, ampie monocolture come il mais che lasciano il terreno per buona parte dell’anno completamente inospitale per la fauna, dall’altro in situazioni marginali, l’avanzamento dell’incolto su grandi aree, non gestito, che comunque non soddisfa i fabbisogni alimentari delle specie; infine, anche per le frazioni residue a prato, di per sé favorevoli potenzialmente alla piccola fauna, ragioni economiche portano all’utilizzo di tecniche di gestione, (in particolare la velocità di sfalcio) che incidono decisamente sul successo riproduttivo.
Occorre quindi concentrare le risorse disponibili sulla incentivazione di quelle pratiche che paiono garantire le migliori possibilità di successo, andando a contrastare le modificazioni imposte al territorio dalle tecniche colturali attuali.
Inoltre, occorre tenere presenti le possibilità ed i limiti imposti dalla normativa comunitaria che regolamenta la corresponsione delle integrazioni al reddito (PAC), per quanto riguarda la gestione dei terreni a riposo.
Evidentemente, proprio a partire dalle aree temporaneamente dismesse dalla coltura, si possono impostare i programmi di miglioramento ambientale.
PROBLEMATICHE CONNESSE ALL’UTILIZZO DEI TERRENI MESSI A RIPOSO (Reg. CEE 1777/92 e s.m.)
Va premesso che, poiché esiste un sistema consolidato di interventi comunitari a compensazione dei redditi agricoli, legato alla coltivazione ed alla messa a riposo dei terreni, i progetti di intervento per miglioramenti ambientali a fini faunistici ne devono tenere conto, per fruttare le possibili sinergie finanziarie.
Le imprese agricole destinano, su base obbligatoria o volontaria, una parte dei propri terreni alla messa a riposo. Nell’ambito della messa a riposo di superfici agricole, al fine dell’ottenimento della compensazione al reddito secondo il regime normale, esiste una specifica opzione definita dalla normativa come “Copertura vegetale per ragioni di tutela della fauna ornitologica”, rientrante all’interno delle casistiche riguardanti le superfici messe a riposo con utilizzazioni diverse dalla produzione destinata ad usi non alimentari, e che più si attaglia alle nostre necessità; tale opzione è utilizzata pochissimo.
Per beneficiare dell’intervento, l’agricoltore deve rispettare alcuni obblighi; in particolare deve provvedere alla distruzione della copertura erbacea (di composizione non obbligatoriamente predeterminata) durante il mese di agosto di ogni anno.
Nelle forme di messa a riposo più comunemente applicate vige invece l’obbligo di lavorazione entro il mese di maggio di ogni anno, oppure la coltivazione, su contratto, di prodotti ad uso non alimentare. In entrambi i casi l’utilizzabilità di tali terreni a fine di miglioramento ambientale e faunistico è ancora più problematico.
Sono state ipotizzate, per il futuro, possibili modalità di gestione più elastiche, ma a tutt’oggi le possibilità sono queste.
INTERVENTI REALIZZABILI
Senza voler entrare nel merito della progettazione complessiva delle operazioni, si possono comunque evidenziare alcune tipologie di intervento che è possibile fare agevolmente rientrare nella logica operativa normale delle imprese agricole, e che quindi, proprio per la loro accettabilità possono dare garanzie di successo e di applicabilità diffusa sul territorio.
Nel quadro complessivo che va emergendo è possibile calibrare gli interventi secondo alcuni modelli tipo.
A) Gestione a fini faunistici di terreni messi a riposo.
Considerato l’obbligo di lavorazione e distruzione della coltura nel mese di agosto di fatto è impossibile attuare su questi terreni interventi complessi, come la creazione di unità biotiche permanenti o di apprestamenti che prevedano il permanere continuo di colture ad hoc e di strutture, ad esempio al contorno dei recinti di preambientamento.
Potrebbero invece essere agevolmente realizzati appezzamenti di colture a perdere per il foraggiamento ed il ricovero invernale e primaverile, attraverso la semina da fine luglio a tutto agosto di miscugli composti da almeno una specie a ciclo brevissimo, come ad esempio il panico, in grado di fornire alimento (semi minuti) e copertura invernale, accanto ad almeno una specie che produca alimento verde invernale, come colza o ravizzone.
In questo modo dovrebbe rendersi disponibile sia alimento invernale (fagiano, lepre e starna) che siti ottimali di nidificazione.
Una energica discatura nell’agosto dell’anno successivo, prima delle piogge autunnali, è sufficiente a soddisfare gli obblighi CEE.
Peraltro, sfruttando la naturale autorisemina, in particolare delle crucifere, da potenziarsi eventualmente con appropriata trasemina, è possibile mantenere il lotto nelle stesse condizioni di messa a riposo a fini faunistici, anche per l’anno successivo, se questo rientra nelle intenzioni del conduttore, con costi di gestione molto bassi, richiedendo quindi, probabilmente, un investimento per l’ATC relativamente limitato, quanto a costo per ettaro di intervento.
B) Realizzazione di raccolti a perdere su terreni oggetto di ordinaria coltivazione.
Per queste iniziative, è essenziale calibrare bene diffusione e localizzazione degli interventi, per evitare di sprecare risorse con investimenti in zone non idonee.
Preferenzialmente andrebbero collocate a margine di aree di ricovero o di attrazione per le specie che ci interessa potenziare.
Ad esempio, se la specie obiettivo è il fagiano è ragionevole concentrare gli interventi lungo i corsi d’acqua minori, rogge e canali; soprattutto se vi è presenza di cespugli, alberi o siepi, l’intervento può essere decisamente efficace.
In questo caso, potrebbe essere chiesto alle aziende di seminare normalmente gli appezzamenti, di non diserbare una fascia di 10-20 metri dal canale e di non raccogliere tate fascia, a fronte dell’acquisto del relativo prodotto, in piedi da parte dell’ATC, al suo valore di mercato.
La coltura dovrebbe rimanere in piedi fino al termine dell’inverno.
Il costo di questa operazione (1.800.000 - 3.000.000 di lire ad ettaro a seconda della coltura), equivalente a 500 - 1000 metri di sviluppo di canale, è ancora sostenibile. Peraltro l’azienda mantiene il diritto alla corresponsione dei contributi per la compensazione al reddito CEE.
Ovviamente, se di interesse per i programmi dell’ATC, potrebbero anche essere previste coltivazioni realizzate appositamente, ad esempio sorgo o panico sulle fasce perimetrali od interfilari dei pioppeti od in appezzamenti disposti in aree ritenute interessanti. Anche in questo caso l’ATC potrebbe intervenire con l’acquisto in piedi della coltura, da lasciare in sito fino a fine inverno successivo.
C) Mantenimento delle stoppie di cereali vernini e di mais.
Obiettivo dell’intervento è il mantenimento di una copertura vegetale spontanea nel periodo estivo ed autunnale, (stoppie di grano e orzo) od invernale (stoppie alte di mais) evitando lavorazioni troppo anticipate, e va previsto per le aree di interesse specifico decise dall’ATC, nel caso siano carenti gli spazi che garantiscano copertura alla fauna.
L’azienda che si impegna a non lavorare le stoppie sino alla data concordata con l’ATC può essere compensata attraverso un contributo idoneo a compensare il disturbo.
D) Realizzazione di unità biotiche e di siti di alimentazione artificiale.
Si tratta di iniziative complesse ed articolate, tali da richiedere la permanenza sul terreno per più anni; possono quindi essere realizzate solamente attraverso l’affitto dell’area e prevedendo che l’esecuzione dei lavori sia da remunerarsi a prezzi di mercato, salvo ricorso al volontariato.
E) Prevenzione della mortalità dei selvatici allo sfalcio.
E’ possibile su questo aspetto essenzialmente per due vie:
- attraverso l’applicazione di barre di scaccio alle macchine utilizzate per lo sfalcio (che comporta anche una notevole riduzione della resa oraria di lavoro);
- allontanamento preventivo dei selvatici da salvaguardare a mezzo cane addestrati od individuazione delle nidiate, su segnalazione dell’agricoltore, prima dell’esecuzione del taglio.
Probabilmente, in situazioni di bassa densità dei selvatici, ed avendo risolto eventuali problemi autorizzativi, la seconda via è la più efficiente, se vi è la motivazione degli operatori agricoli.
L’uso delle barre di scaccio ha significato in presenza di notevoli concentrazioni di animali, laddove l’utile, in termini di selvatici, compensi il costo di impiego, che è comunque elevato.
In entrambi i casi é ipotizzabile la corresponsione di un contributo che vada a compensare i maggiori costi od il disturbo per l’attività.
IL PROGRAMMA DI INTERVENTO POTRÀ
QUINDI ESSERE COSI ARTICOLATO
1) modalità di accesso al contributo:
Gli agricoltori od i proprietari o conduttori dei fondi, disponibili a realizzare uno o più degli interventi previsti dal programma, dovranno inoltrare richiesta all’ATC, il quale, attraverso propri incaricati concorrerà a definire e ad approvare i singoli interventi, attraverso uno specifico atto convenzionale, determinando l’entità del contributo.
L’erogazione dello stesso sarà subordinato alla realizzazione degli interventi, ed alla verifica da parte dell’ATC.
2) priorità.
Per i motivi di cui in premessa. le risorse disponibili dovranno essere utilizzate attribuendo priorità ai diversi interventi, in modo tale da massimizzare l’efficacia della spesa.
3) tipologia dei pagamenti.
Il contributo verrà erogato con riferimento a massimali stabiliti annualmente in base ai parametri commerciali vigenti ed alla contrattazione specifica.
a) gestione a fini faunistici di terreni messi a riposo: contributo forfettario;
b) realizzazione di raccolti a perdere su terreni oggetto di ordinaria coltivazione:
acquisto della coltura in piedi a prezzi di mercato;
c) mantenimento delle stoppie di cereali vernini e di mais: contributo a
compensazione del disagio;
d) realizzazione di unità biotiche e di siti di alimentazione artificiale: affitto del
terreno e pagamento degli eventuali lavori a costo commerciale.
4) Prevenzione della mortalità di selvatici allo sfalcio.
Da concordare con le aziende, eventualmente sotto forma di premio per nidiata salvaguardata, o di una tantum per chiamata di preavviso della data dello sfalcio.
Eventuali altri interventi correlati, quali predisposizione punti di foraggiamento invernale, punti di abbeverata, ecc.. saranno fissati con riferimento al costo effettivo.
All’interno di ogni zona sarà reperito un sito sul quale impiantare un recinto di preambientamento per leprotti.
Altri recinti di minori dimensioni, adatti al preambientamento di starnotti e fagianotti, saranno costruiti a macchia di leopardo; allo scopo potranno essere adottati parchetti mobili già disponibili e sperimentati con buoni risultati.