PREMESSA
Gli attuali problemi del mondo faunistico venatorio devono essere affrontati in maniera razionale; la ragione deve essere guidata da conoscenze tecnico-scentifiche e non da considerazioni passionali. L’esperienza maturata in questi anni può venire incontro alle esigenze dell’attuale situazione.
L’innaturalità della vita cittadina moderna che impedisce di fatto il contatto con la natura, se da un lato contribuisce ad aumentare nell’uomo il desiderio di rapporto con il mondo animale, dall’altro ne fornisce una visione approssimativa e spesso falsata da un eccessivo antropomorfismo.
La corretta conoscenza dei fenomeni biologici viene così sostituita da considerazioni passionali o anacronistiche che nulla hanno a che vedere con la realtà. Esistono ancora vecchi pregiudizi, è tempo di cambiare e di dare spazio a conoscenze corrette e scientificamente provate. Citiamo un luogo comune: “La carenza di animali è dovuta soltanto all’eccessiva presenza di predatori” oppure “I predatori non esercitano alcun impatto e non vanno toccati”. Le due affermazioni sono contrastanti ma sono concetti che sovente si ascoltano dalla sponda dei cacciatori o da quella dei protezionisti.
I capitoli che si andranno ad affrontare riguarderanno il potenziamento della piccola selvaggina stanziale in particolare lepri e fagiani. Il preambientamento assume pertanto un ruolo fondamentale in attesa che gli Istituti di Protezione non riescano a perseguire gli obiettivi per i quali sono stati istituiti.
Si ringrazia il Prof. Pier Paolo Mussa dell’Università degli studi di Torino per il materiale fornito.
PREAMBIENTAMENTO LEPRI
REINSERIMENTO DEI GIOVANI
L’età dell’animale influenza il suo adattamento alla vita selvatica.
Esperimenti effettuati da ricercatori francesi hanno dimostrato che sono i giovani soggetti ad incontrare minori problemi per la rapidità di apprendimento delle regole di vita nei nuovi ambienti.
I migliori risultati paiono ottenersi con leprotti di 40 - 50 giorni.
Le giovani lepri lasciano una emanazione odorosa scarsamente percettibile e, poiché si muovono su un territorio ristretto, sono più difficilmente localizzabili dai predatori in genere, dai mammiferi in particolare.
Questa età coincide però con un momento critico dello sviluppo del leprotto: i processi digestivi sono in una fase di trasformazione con graduale adattamento dell’apparato digerente alla ingestione di foraggi ricchi di fibra.
Se un leprotto di 50 - 70 giorni ingerisce bruscamente, senza preventivo adattamento, troppi alimenti facilmente fermentescibili (erba medica, cereali...), va facilmente incontro ad una forma di enterite colibacillare che lo porta rapidamente a morte a seguito di diarree imponenti.
Una volta rilasciati in natura, i leprotti, se non ben controllati e seguiti nelle fasi successive all’immissione, trovano un alimento poco digeribile e scarsamente adatto ai loro fabbisogni.
Ciò comporta un loro progressivo stato di denutrizione che li indebolisce rendendoli facili bersagli di malattie e predatori.
Il tasso di mortalità dei leprotti nati selvatici è assai elevato:
- in Polonia si segnala una mortalità media del 77%
- in un’isola del nord Europa, in assenza di caccia e predazione, si è ottenuta una mortalità media del 44-56%
Questi dati rendono meno sconfortanti le percentuali di ricattura segnalate per i giovani leprotti lanciati (circa il 20%). Nella figura che segue sono illustrati i principali fattori predisponenti la mortalità dei leprotti rilasciati in natura. L’esatta individuazione delle cause di decesso permetterà di migliorare i risultati futuri e di tracciare un bilancio economico dell’operazione intrapresa.
PRINCIPALI CAUSE DI MORTALITÀ DEI LEPROTTI RILASCIATI IN NATURA
I fattori esterni possono essere prevenuti:
- riducendo al minimo la manipolazione dei soggetti (utilizzo di cassette e di nidi trappola per prelevare il leprotto dalla gabbia);
- limitando lo stress da trasporto mediante la produzione “in loco” dei leprotti da ripopolamento (vedi capitolo apposito) oppure acquistandoli in allevamenti non troppo distanti dal luogo di reimmissione, in modo da far permanere il meno possibile l’animale in gabbia;
- scegliendo luoghi adeguati per il rilascio dei leprotti o per la costruzione del recinto;
- controllando i predatori presenti in zona.
I fattori alimentari saranno controllati con la selezione e la bonifica dell’ambiente di rilascio e con la somministrazione di mangime adeguato (limitato apporto di fibra grezza, elevato tenore proteico) sotto tettoie o mangiatoie disseminate sul terreno.
L’unico fattore interno su cui è possibile attuare opera di prevenzione è la coccidiosi. Tutti i riproduttori dovranno essere rigorosamente controllati e mantenuti esenti da tale patologia.
Gli altri fattori descritti come interni sono strettamente collegati alla fisiologia ed al metabolismo dei leporidi, quindi scarsamente controllabili.
Parchetti di preambientamento per leprotti
I leprotti, siano essi acquistati in allevamenti o nati localmente in appositi “nuclei produttivi”, potranno essere pre-ambientati all’interno di un apposito recinto. Esperienze effettuate in Francia con recinti di piccole dimensioni nei quali gli animali venivano mantenuti per un breve periodo di tempo, non hanno fornito risultati migliori, in termini di percentuale di animali sopravvissuti rispetto ai liberati, di quelli ottenuti con soggetti rilasciati direttamente sul terreno.
Pur tenendo in attenta considerazione i risultati ottenuti oltralpe, abbiamo voluto sperimentare, nelle nostre condizioni, la possibilità di migliorare le rese di sopravvivenza dei leprotti di allevamento.
Allo scopo si sono innanzitutto delineate le caratteristiche del terreno su cui impiantare il recinto e quelle tecniche di costruzione dell’impianto.
Qui di seguito vengono riportate le istruzioni stilate per i volontari che si sono prestati per l’esperimento di riambientamento dei leprotti.
Luogo ove erigere il recinto
La scelta dovrà essere effettuata in base ai seguenti parametri:
- presenza di vegetazione: il sito del recinto dovrà essere in parte coperto da vegetazione alta e fitta (gerbido, arbusti...), in parte da prato stabile, medicaio o altre essenze appetite dalle lepri. Qualora il terreno risultasse eccessivamente scoperto, si potranno creare dei “rifugi artificiali” predisponendo cumuli di arbusti e rovi, fascine di stocchi di granoturco o altro materiale.
- ambiente circostante: l’ambiente circostante dovrà essere sufficientemente vocato per la lepre; è indispensabile la presenza di almeno il 20 - 30°/o di prati stabili, medicai o coltivazioni di frumento e/o orzo; la rete di strade ed il relativo traffico automobilistico devono essere il più possibile distanti e ridotte. Territori con simili caratteristiche permettono di liberare direttamente nelle zone circostanti le lepri, senza ricatturarle.
Costruzione del recinto
- dimensioni: si consiglia una forma quadrangolare con un perimetro di almeno 250 metri.
- rete: di materiale plastico leggero, alta 100 - 120 cm, appoggiata al terreno senza lasciare varchi, sorretta da un paletto ogni 5 metri circa. Ha lo scopo di contenere gli animali per un periodo limitato.
Al termine la struttura potrà essere ritirata o spostata in altri luoghi. Alcuni recinti, annessi ad allevamenti o posti in zone vocate, potranno essere costruiti con rete metallica interrata per 20 cm ed alta 120 - 140 cm se l’impianto è in zona di rifugio, 180 cm se è in terreno libero.
- recinzione elettrica: sarà formata da almeno due fili, il primo dei quali sarà posto a 25 cm di altezza dal suolo, il secondo a circa 60 cm; i fili saranno fissati, mediante appositi ganci isolanti, ai paletti di sostegno della rete perimetrale. I fili elettrificati non devono venire a contatto con fili d’erba, arbusti ecc...; la loro funzione è quella di proteggere il recinto da cani, volpi ed altri predatori. La batteria che alimenta il sistema dovrà essere posta in luogo idoneo e protetta da eventuali furti.
- strutture interne: sono sufficienti due recipienti (adeguatamente protetti dalle intemperie), uno per la somministrazione del mangime e l’altro per l’acqua di bevanda.
Gestione degli animali nel recinto
La gestione dei leprotti si basa essenzialmente su un controllo discreto, a distanza. Inizialmente è tuttavia necessario porre, all’interno del recinto, 1’ apposito alimento pellettato.
Un leprotto consuma mediamente 70 gr di alimento al giorno; una lepre adulta non in riproduzione, circa 150 grammi.
La lepre appetisce anche avena, orzo in granella e fieno di erba medica. Nell’arco di alcuni giorni gli animali passeranno dall’alimentazione secca all’erba presente nel recinto; è comunque consigliabile controllare che vi sia sempre un po’ di mangime a disposizione. I leprotti dovranno essere opportunamente marcati. L’immissione all’interno del recinto avverrà, se possibile, in giornate di bel tempo. Le cassette da trasporto saranno poste all’interno del recinto, aperte e lasciate sul posto finché i leprotti non saranno usciti spontaneamente.
Gli animali dovranno essere seguiti durante i primi giorni di ambientamento per individuarne eventuali comportamenti anomali. L’ingresso nel recinto per la distribuzione dell’alimento ed altre operazioni, dovrebbe avvenire di preferenza nel pomeriggio.
Dopo un congruo periodo, le lepri saranno lasciate fuoriuscire sul territorio circostante.
PREAMBIENTAMENTO FAGIANI
REINSERIMENTO DEI GIOVANI
I soggetti giovani possono meglio adattarsi al nuovo ambiente perché sono in grado di modificare più facilmente i propri schemi comportamentali. I fattori da prendere in considerazione, per reimmettere con successo sul territorio i fagianotti, sono i seguenti:
- qualità ed età degli animali;
- periodo stagionale;
- caratteristiche dell’ambiente prescelto;
- strutture di pre-ambientamento.
Qualità degli animali
Nei fasianidi di allevamento si riscontrano alcune pecche morfologiche e comportamentali che possono comprometterne la resa una volta immessi sul territorio. Tra queste ricordiamo:
- la scarsa attitudine al volo, dovuta per lo più al peso eccessivo e/o all’impennamento scadente;
- la tendenza a correre anziché a volare;
- la scarsa distanza di fuga;
- l’eccessiva confidenza con l’uomo;
- l’erratismo;
- l’incapacità di riconoscere e ricercare gli alimenti naturali.
Tali difetti possono essere in parte corretti mediante appropriate tecniche di allevamento e di reintroduzione.
I soggetti dovrebbero possedere i seguenti requisiti:
- essere sani, vaccinati, morfologicamente ineccepibili;
- provenire da genitori di mole non eccessiva e non selezionati per una elevata produzione di uova;
- non essere stati condizionati con occhiali e parabecco;
- essere mantenuti in voliere molto ampie ed alte, con una disponibilità di almeno 2 mq / capo, ben inerbate, dotate di posatoi interni sui quali i fagianotti possano imbroccarsi;
- aver avuto pochissimi contatti con l’uomo;
- saper riconoscere e ricercare gli alimenti naturali, che dovrebbero essere forniti loro nel periodo antecedente il rilascio.
La buona qualità costa, ma i risultati ottenuti compensano ampiamente i maggiori costi.
L’età ottimale dei soggetti da reimmettere è compresa tra 60 e 100 giorni; i fagianotti, pur essendo più labili, si adattano con maggior facilità al nuovo ambiente.
Epoca di immissione
Le esperienze sinora condotte hanno riguardato soggetti immessi nelle voliere a fine giugno - inizio luglio. Lo scopo era quello di ottenere animali sicuramente validi all’apertura della stagione venatoria. Non è detto comunque che non si possa intervenire efficacemente anche in altri periodi. Occorre tenere in considerazione i lavori agricoli in corso nei campi adiacenti l’area interessata e le condizioni meteorologiche nel periodo immediatamente successivo il rilascio, fattori che condizionano seriamente il tasso di sopravvivenza.
La data dell’inserimento degli animali nei recinti dovrà quindi essere decisa di anno in anno in base all’andamento climatico e al tipo di coltura presente nella zona.
Scelta dell’ambiente
Il successo delle operazioni di ripopolamento dipende anche dall’ambiente prescelto. L’habitat ideale per il fagiano è costituito da zone boscose (boschi cedui), con macchia aperta, prati e coltivi a cereali idealmente ripartiti in parti uguali. E fondamentale la presenza di acqua. Per rifugio e luogo di nidificazione i fagiani utilizzano siepi, boschetti e coperture permanenti, specie nelle stagioni in cui non c’è ancora copertura erbacea. I giovani stazionano preferibilmente ai margini dei campi di cereali. Durante il periodo stagionale più critico, l’inverno, il fagiano trascorre la maggior parte di tempo nei 20 m. di confine tra bosco e campi aperti. Zone con boschetti ricchi di sottobosco e con una superficie inferiore a 1,5 ha, fanno registrare densità di fagiani relativamente maggiori di altre. In sostanza, nella scelta dell’ambiente in cui reinserire i fagiani, bisogna tener conto della presenza di fonti alimentari, di aree che consentano agli animali di sentirsi sicuri e nelle quali trovare riparo.
Dovrebbero viceversa essere ridotti al minimo il disturbo e la presenza di predatori.
Strutture di preambientamento: le voliere a cielo aperto
Affinché il passaggio dall’allevamento alla vita libera sia il meno traumatico possibile, occorre immettere i fagianotti all’interno di strutture che permettano:
- un graduale adattamento alla vita libera, al nuovo ambiente ed al cibo da ricercare;
- un miglioramento della rusticità dei soggetti;
- una migliore capacità di autodifesa.
Per gruppi di fagiani numerosi si possono utilizzare delle strutture permanenti dette “voliere a cielo aperto”.
Queste voliere sono costruite in modo da permettere la fuoriuscita in volo dei fagianotti ed il loro rientro di pedina; esse quindi permettono agli animali, durante la loro libera permanenza nel recinto, di migliorare le proprie capacità di volatori, di conoscere l’ambiente circostante e di trovare rifugio ed alimento avendo sempre la voliera come punto fisso di rifugio.
Tali recinti risultano così strutturati:
- forma quadrangolare con perimetro proporzionato al numero di animali immessi e precisamente: 1 metro per soggetto;
- pareti in rete metallica alta almeno 200 cm. ed interrata per una ventina di centimetri;
- parte superiore della rete a spiovente verso l’esterno per 30 cm., quale valida protezione contro l’ingresso di mammiferi “scalatori”.
Ogni 50 m. di perimetro si dovrà predisporre un ingresso che permetta il rientro
di pedina dei fagiani volati fuori dal recinto. Tale ingresso risulta formato da:
- un’apertura nella rete di cm. 50 x 50;
- una griglia “anti volpe” posta a schermo dell’apertura e formata da tondino o bacchette di ferro poste a 10 cm. di distanza l’una dall’altra;
- un tunnel in rete a forma di imbuto, con base maggiore accollata alla griglia, procidente verso l’interno del recinto;
- una porzione di rete posta a “paravento” all’uscita del tunnel; queste ultime due strutture rendono difficoltosa la fuoriuscita di pedina del fagiano dal recinto;
- due “inviti” in rete a maglia, posti esternamente al perimetro della voliera per incanalare verso l’ingresso i fagiani che pedinano intorno al recinto.
Ad ulteriore protezione della voliera, si possono porre due fili elettrificati, uno
a circa 30 cm di altezza dal suolo ed un secondo a 50 cm.; essi sono validissimi
deterrenti per predatori a quattro zampe.
La solidità della recinzione, l’interramento della rete, la sorveglianza assidua, tutelano ulteriormente il recinto.
La copertura vegetale interna dovrà essere costituita da:
- almeno 20% di arbusti;
- 60% di erbe pioniere, mais fitto...;
- 10% di area scoperta.
Alberi e cespugli adiacenti la rete metallica dovrebbero essere rimossi; in caso contrario i fagianotti potrebbero utilizzarli come trampolini per fuoriuscire senza avere
ancora acquisito sufficiente autonomia di volo.
All’interno del recinto bisognerà collocare:
- abbeveratoi a sifone o di altro tipo;
- autoalimentatori;
- tettoie di foraggiamento; queste potranno essere costruite in lamiera, in eternit o in ondolux, appoggiate su quattro pali e lievemente inclinate.
Il terreno sottostante dovrà essere smosso o miscelato con sabbia, paglia o lolla di riso....
La copertura erbosa interna svolge un’importante funzione anti-predazione; recinti con copertura arbustiva superiore al 20°/o e con copertura erbosa del 60°/o sono predati quasi la metà rispetto a quelli meno coperti.
Recinti preesistenti dotati di scarsi ripari, possono essere adattati seminando mais o disponendo tripodi di fascine e di frasche all’interno.
Gestione delle voliere
I fagianotti, durante la fase di riambientamento, vanno seguiti attentamente; si potranno così acquisire dati preziosi sul progressivo adattamento degli animali in questione, sulla eventuale mortalità e sulle sue cause.
Ogni osservazione dovrà essere riportata su apposite schede: la loro elaborazione permetterà di valutare l’esito dell’operazione in corso e di proporre, laddove possibile, eventuali interventi correttivi.
I fagianotti dovranno essere immessi all’interno dei recinti in giornate di bel tempo. Le cassette di trasporto contenenti gli animali saranno poste tra la vegetazione ed aperte con cautela in modo che i fagiani ne fuoriescano spontaneamente.
All’interno della voliera si sarà già predisposto l’apposito alimento nelle mangiatoie e si saranno sparsi cereali (mais, frumento ...) nell’area scoperta e nelle vicine zone coperte.
Per facilitare l’insediamento degli animali si dovranno costruire dei punti di foraggiamento esterni al recinto, in un raggio di circa 100 m., in corrispondenza di sentieri o camminamenti. L’ingresso anti-volpe potrà essere mascherato con rete o pezzi di legno sino a quando i primi fagianotti non saranno volati al di fuori del recinto. La presenza degli “inviti” in rete esterni alla voliera faciliterà l’ingresso di pedina dei fagiani che potranno essere ulteriormente invogliati dalla presenza di cibo sparso lungo il percorso ed all’interno del tunnel d’ingresso. Durante tutto il periodo occorrerà portare particolare attenzione alla presenza di predatori in zona.
Principali errori riscontrati nella gestione delle voliere di preambientamento
Durante i tre anni di esperienze nelle operazioni di preambientamento di fagiani, sono emersi problemi imprevisti e sono stati riscontrati errori da parte degli operatori. I principali possono essere così compendiati:
1) fuoriuscita immediata o troppo precoce dei soggetti immessi.
Fagiani già fatti, ottimi volatori in quanto allevati con sistemi adeguati, tendono
a lasciare la voliera subito dopo l’immissione o nei primissimi giorni successivi.
Fuoriuscite massicce di questo tipo vanificano le funzioni della voliera.
In tali condizioni, si possono adottare i seguenti provvedimenti:
- asportazione di 4 o 5 penne remiganti primarie (le penne che vanno dalla punta all’interno dell’ala); in tal modo l’animale non riesce ad attuare un volo stabile ed efficace. Le penne ricrescono nel volgere di 4 settimane circa. Tale sistema ha il difetto di rendere temporaneamente meno abili e quindi tendenzialmente più labili alla predazione, i fagianotti;
- copertura della voliera con rete di nylon leggera (ad esempio una rete antigrandine) per una decina di giorni. Successivamente la rete viene tolta in parte e gli animali, ormai abituati all’ambiente, iniziano ad uscire gradualmente, tenendo la voliera come punto di riferimento.
2) tendenza, da parte dei gestori del recinto, a mantenere il più a lungo possibile gli animali nelle voliere.
Alcuni gestori di voliere di ambientamento hanno tentato, con tutti i mezzi, di trattenere i fagiani all’interno delle stesse.
Gli artifizi adottati spaziavano dal foraggiamento diversificato ed appetitoso, alle battute per far rientrare, tutte le sere, i fuoriusciti.
La tecnica corretta, viceversa, è quella di indurre gli animali a lasciare, dopo un certo periodo, la voliera e di favorire un insediamento ben spaziato sul terreno circostante.
3) tentativo inconscio di “addomesticamento” degli animali.
Tutti i gestori di voliere erano appassionatissimi del loro lavoro; l’entusiasmo per l’impresa, ha portato alcuni a frequentare troppo assiduamente l’impianto e a tentare di instaurare con i fagianotti un rapporto, per così dire, amichevole. La presenza costante dell’uomo, abbinata inoltre alla somministrazione ripetuta di alimento, può indurre nei soggetti un atteggiamento di confidenza che abbrevia la distanza di fuga e modifica il normale atteggiamento selvatico. Fagiani così condizionati stentano ad emanciparsi e presentano scarse difese.