RIEQUILIBRIO FAUNISTICO

INTERVENTI DI RIEQUILIBRIO DELLE SPECIE IN ESUBERO

  

Una gestione faunistico-ambientale corretta deve mirare a mantenere l’equilibrio fra tutti i fattori che interagiscono. Se l’equilibrio sballa in difetto si deve procedere al reintegro, se in eccesso alla riduzione.

In questo capitolo ci occupiamo di quelle specie il cui forte esubero sta cagionando danni consistenti alle colture agricole e a tutta la fauna minore: CORNACCHIA, VOLPE, CINGHIALE.

Il gestore ha il dovere di intervenire e riequilibrare ma deve essere messo nelle condizioni ideali per farlo; date le caratteristiche di spiccata territorialità dei selvatici in oggetto, non dovrebbero, per esempio, esistere “zone franche”, .a rischio di inficiare la resa di tutto il programma di riequilibrio. 

Resta inteso che fornire dati sulla consistenza di popolazioni di selvatici presenti in un areale definito da confini amministrativi o di istituti di protezione (quali sono i confini di Z.R.C. e OASI) non è tecnicamente corretto per cui risulta estremamente difficoltoso formulare piani numerici di prelievo e/o di contenimento. A tale scopo sono stati presi in considerazione alcuni parametri gestionali quali sono gli indici cinegetici, o di abbondanza, ma soprattutto per la stesura dei piani di contenimento sono stati valutati i parametri emersi dai censimenti effettuati sul territorio.

  

CORVIDI (cornacchia grigia e nera):

La consistenza delle popolazioni di cornacchie grigie e nere è stimata in base al conteggio dei nidi effettuato in epoca invernale e primaverile, attraverso itinerari rappresentativi del territorio percorsi con autovettura. Con tale metodo di censimento si ottiene un indice di abbondanza riferito al numero di soggetti nidificanti della precedente stagione riproduttiva. La stesura di un piano numerico di contenimento risulta molto difficile, anche a causa della mancanza di dati negli anni successivi.

A tale scopo ci siamo avvalsi dei risultati ottenuti dal Prof. Pier Paolo Mussa della Facoltà di Medicina Veterinaria che negli anni 86” e 88” che con alcuni collaboratori aveva stabilito I.K.A. con valori compresi tra i 3,86 e 0,69 nidi per chilometro.

L’indice da noi riscontrato è prossimo a valori di 4 nidi per chilometro: questo sensibile aumento è dovuto soprattutto alla illimitata presenza di risorse trofiche disponibili sul territorio.

Alla luce di quanto emerso e da un costante monitoraggio in zone campione delle popolazioni di cornacchie riteniamo che un piano di abbattimento pari a 3000 unità in due anni possa determinare un riequilibrio della piramide alimentare predatori-prede.

Infine si vuole sottolineare che tale prelievo deve essere effettuato in tutto il territorio di competenza dell’A.T.C. TO1 e che, per i fini che gli istituti di protezione si prefiggono, gli interventi in tali aree dovrebbero essere protratti per tutto l’anno con unico scopo il ridurre drasticamente il numero di soggetti presenti.

Si ricorda che parte delle popolazioni di cornacchie (40% - 70%) non partecipa alla riproduzione.

  

VOLPE E CINGHIALE:

La consistenza di queste due popolazioni di selvatici, difficilmente contattabili nelle ore diurne, viene effettuata con l’ausilio di fonti luminose nelle prime ore notturne.

CINGHIALE: la stesura di un piano di contenimento deve obbligatoriamente tenere conto di alcuni indici fra i quali vi sono i danni che questo ungulato causa.

Per quanto concerne gli istituti di protezione, gli interventi devono essere diversificati a seconda delle aree indagate; infatti in alcune zone il cinghiale deve essere drasticamente ridotto, in altre invece la presenza può essere tollerata e/o controllata. Inoltre gli abbattimenti devono essere indirizzati verso la frazione giovane della popolazione.

Quanto sopra significa che la formulazione di un piano di contenimento deve essere pianificata con gli obiettivi che ogni istituto di protezione si prefigge, ma soprattutto con la reale consistenza delle popolazioni di cinghiali.

 

VOLPE: dai conteggi notturni effettuati, l’andamento demografico negli ultimi anni, ha evidenziato un costante aumento delle popolazioni volpine: causa primaria derivante dalla spiccata adattabilità della specie in oggetto ai più svariati habitat e constatata la grande disponibilità di risorse trofiche che il territorio offre. 

 

INTERVENTI PREVISTI

VOLPE

Vanno effettuati interventi di contenimento all’interno delle zone di protezione durante tutto l’anno, comunque imprescindibilmente a partire dal mese di febbraio.

Battute con cani da seguita o alla tana.  

CORNACCHIA

L’uso esclusivo delle trappole “Larsen” e è risultato limitante e poco produttivo, a causa soprattutto di difficoltà tecnico-pratiche sorte nell’impiego, mentre risultati più soddisfacenti si sono ottenuti dall'impiego dei gabbioni denominati "Letter Box".

Sarebbe auspicabile intraprendere interventi “misti” a seconda del contesto stagionale. (gabbione, sparo al nido mediante specialisti autorizzati).

 

CINGHIALE

Da eliminare nelle zone intensamente coltivate di pianura, sgradito comunque all’interno delle Z.R.C. in generale. Sono previsti interventi di contenimento già dalla corrente stagione in collaborazione con il Servizio Provinciale preposto (battute con i cani, catture con gabbie).

E’ utopico, comunque, considerata l’attuale situazione di abbondanza, pensare di ottenere risultati soddisfacenti di riequilibrio parcellizzando gli interventi.

La situazione va affrontata e gestita a tutto campo, la gestione va totalmente rivista partendo dalla conoscenza della dinamica delle popolazioni presenti e dallo studio di intervento diversificato sulle fasce di età (piano di tiro).

Saranno sperimentati già dalla prossima stagione sistemi di prevenzione dei danni cagionati alle colture agricole (foraggiamento alternativo, recinti elettrificati).